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Anticipare l’insegnamento del tedesco?

Pubblichiamo la presa di posizione che “Verifiche” e il Movimento della Scuola e hanno congiuntamente adottato sulla proposta di aumentare la dotazione oraria dell’insegnamento del tedesco nella scuola media.

Una maggioranza significativa all’interno della “Commissione formazione e cultura” del Gran Consiglio ticinese, complice forse anche il clima preelettorale, è tornata a chiedere di trovare spazio per l’insegnamento obbligatorio del tedesco in prima media. Le motivazioni a sostegno di questo “potenziamento” (oggi il tedesco è previsto a partire dalla seconda classe) risiedono nella convenienza strumentale, più che culturale, della lingua di Goethe, nonché nella spendibilità della competenza linguistica più che nella crescita intellettiva della persona.

Esemplare in proposito una dichiarazione di Diana Tenconi, relatrice PLRT del rapporto di maggioranza, riportata in un articolo del CdT in data 17.1.23: “… sappiamo che nel mondo lavorativo il contatto con la Svizzera interna è molto importante. Riteniamo quindi che i giovani debbano avere una formazione adeguata per poter comunicare, lavorare o studiare in Svizzera interna”. Analoghe considerazioni sono state espresse dal co-relatore del rapporto, Michele Guerra (Lega dei ticinesi), in interviste e confronti televisivi. Sullo sfondo della proposta vi è insomma l’idea che la scuola dell’obbligo debba in qualche modo richiamarsi a un principio funzionale di natura professionalizzante.

Non è comunque questa la sede per affrontare una riflessione più articolata sul senso nobilmente educativo della scuola di base. Ci limitiamo allora ad alcune considerazioni relative all’insegnamento linguistico esprimendo la nostra contrarietà alla proposta di anticipazione dell’insegnamento del tedesco così come è stata formulata.

1. Il Ticino, per ragioni storiche e culturali, nel nome della “coesione nazionale”, riserva molte ore all’insegnamento delle lingue nazionali (francese e tedesco) nonché alla lingua di comunicazione internazionale per eccellenza (l’inglese). La collocazione in griglia risulta particolarmente ingarbugliata, frutto più di alchimie politiche e di incastri formali che di una sana politica linguistica: il francese dalla scuola elementare fino alla seconda media (sempre a classe intera), il tedesco dalla seconda alla quarta media (con laboratori, corsi A e B, in futuro altre forme didattiche privilegiate); l’inglese dalla terza (e in quarta con effettivi ridotti). Si tratta di un patchwork linguistico e di modalità didattiche frutto più di compromessi che di una coerente visione formativa. Chi intendesse modificare questo quadro dovrebbe dunque collocare la propria proposta in un ambito riflessivo più ampio e non limitarsi a imporre una singola modifica.

2. L’anticipazione di ore di tedesco in prima media non potrà certo configurarsi come una semplice aggiunta, visto il contesto didattico già estremamente frammentato in cui si inserisce: si consideri il fatto che il ragazzino di 11 anni nel passaggio dalla scuola primaria al secondario si trova confrontato con un panorama frastagliato che comprende una dozzina di materie. Questa condizione andrebbe semplificata e non ulteriormente ampliata (quasi che si possano assommare altri mandati istruttivi senza pagarne lo scotto in termini di irrilevanza conoscitiva). Possiamo certo anticipare un insegnamento linguistico, correndo però il rischio dell’insignificanza dell’apprendimento stesso.

3. Un aspetto in sé tragicomico è costituito dal fatto che potenziare l’insegnamento del tedesco (ciò che, in forma diversa, prevede per altro anche l’attuale messaggio governativo sul superamento dei corsi A e B) significherebbe aumentare il fabbisogno di insegnanti di questa lingua. Sappiamo bene che già attualmente ben oltre una cinquantina di docenti in attività non sono in possesso dei titoli richiesti e lascia perplessi la scelta del DFA di provvedere abbassando ulteriormente le necessarie qualifiche in entrata.

4. Rispondendo a un’interrogazione di Maddalena Ermotti Lepori, il governo stesso ha ribadito le ragioni che si oppongono alla proposta di anticipare il tedesco in prima media. Questo non deve significare, a nostro avviso, rinunciare ad affrontare il tema spinoso dell’insegnamento linguistico, purché il dibattito sia supportato da rigorosi fondamenti scientifici e pedagogici, dal riconoscimento della matrice umanistico-culturale della scuola dell’obbligo e da una progettualità didattica condivisa con gli insegnanti e il mondo della scuola.

Per il comitato del Movimento della Scuola, il presidente Fabio Camponovo

Per la rivista magistrale “Verifiche”, il responsabile Rosario Talarico